Página 13 - Santa Cruzada Fevereiro 2024
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cessione come segno di be- nedizione. Papa Paolo V fece edificare una splendida cap- pella, detta appunto Cappella Paolina, annessa alla Basilica Liberiana, dove è custodita dal 1611.
Va sottolineato che l’icona, secondo la dottrina delle Chie- se cristiane d’Oriente, rende presente in qualche misura la persona stessa che viene rappresentata e conferisce a quanti vi si accostano la fede che il suo autore ha ottenuto, quando si è preparato con pre- ghiere e digiuni a dipingerla.
Parliamo ora della rosa d'o- ro. Essa è una distinzione ono- rifica, attribuita dai papi fin dal secolo XI; all’inizio era formata da un solo fiore in oro col boc- ciolo dipinto di rosso per imi- tare il colore naturale; aveva inserito anche un piccolo ser- batoio dove il papa versava un balsamo e questo rito, mentre voleva imitare il profumo soa- ve della rosa, intendeva anche richiamare «il profumo di Cri- sto», di cui scrive san Paolo (2Cor 2, 14).
A partire dalla metà del quin- dicesimo secolo, nella quar- ta domenica di Quaresima (chiamata “domenica laetare” perché la Messa inizia con l’antifona Laetare Jerusalem – Rallegrati, Gerusalemme), il papa benediceva la rosa d'o- ro, destinata a essere inviata a qualche personaggio impor- tante. Originariamente indica- va la gioia e l’allegrezza per la Pasqua imminente e aveva un significato cristologico, in quanto, come recita la preghie- ra di benedizione, essa rappre- senta il “giglio delle valli e il fio- re del campo”, cioè Cristo. Per
papa Innocenzo III l’oro della rosa rappresentava la divinità di Cristo e il balsamo profuma- to il suo Spirito. Dal Concilio Vaticano II per volontà di san Paolo VI, che la donò nel 1964 alla Basilica della Natività a Betlemme, la rosa d’oro non è stata più concessa a persona- lità, ma esclusivamente offer- ta a santuari mariani.
Quella donata da papa Fran- cesco non è l’unica rosa dona- ta alla Salus populi romani. Una prima volta fu offerta nel 1551 da papa Giulio III che, sull’alta- re del Presepe nella Basilica di Santa Maria Maggiore, aveva celebrato la sua prima Messa. Nel 1613 papa Paolo V ripeté il gesto in occasione della tra- slazione dell’icona nella nuova cappella appositamente eret- ta. Di queste due rose, proba- bilmente rubate in seguito ai saccheggi perpetrati nell’inva- sione napoleonica dello Stato pontificio, non era rimasta al- cuna traccia.
È noto quanto papa Fran- cesco sia legato all’immagi- ne mariana della Salus populi romani; l’ha venerata il giorno successivo alla sua elezione, e poi sempre all'inizio e alla fine di ogni viaggio all'estero, e anche al termine dei suoi soggiorni in ospedale, tanto che supera abbondantemen- te il centinaio il numero delle sue visite in questi dieci anni di pontificato. Il cardinale San- tos Abril y Castelló, arciprete emerito della Basilica di Santa Maria Maggiore, che durante il suo impegno come nunzio apostolico in Bolivia conobbe il gesuita Jorge Bergoglio, ri- corda che già allora gli aveva confidato che la Salus populi
romani era per lui una tappa obbligata ogni volta che veni- va a Roma.
Dunque lo scorso 8 dicem- bre il Papa, prima di recarsi a Piazza di Spagna per il tradi- zionale omaggio alla Madon- na Immacolata, ha sostato di nuovo nella Basilica di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio all’icona. Si era fer- mato anche con un gruppo di persone e bambini disabili. È poi entrato nella Cappella Pa- olina a compiere il gesto spe- ciale dell’offerta della rosa d’o- ro, oltre al consueto omaggio floreale.
Questa devozione di papa Francesco appartiene alla tra- dizione storica della Compa- gnia di Gesù, di cui egli è mem- bro. Davanti a questa icona sant’Ignazio di Loyola celebrò la prima Messa il Natale del 1538; inoltre è stata la prima immagine mariana a essere diffusa in Estremo Oriente dai primi missionari gesuiti, che ne promossero il culto, partico- larmente tra i cinesi nei secoli XVI-XVII. Nel 1602 una copia dell’icona venne donata dal ce- leberrimo Matteo Ricci all’im- peratore cinese Wanli, noto anche come Zhu Yijun (1573- 1620), che ne rimase tanto ammirato da farla collocare nel suo palazzo. In una lettera indirizzata al generale dell’Or- dine gesuitico, il missionario informava con semplicità che la madre dell’imperatore ne era rimasta così stupita da escla- mare: «Questa è madre di un Dio vivo!» e offriva ogni gior- no profumi e incensi dinanzi all’immagine in segno di omag- gio alla “divina Signora”.
La Santa Crociata in onore di San Giuseppe | febbraio 2024 13